LA PUGLIA È UNO STATO D’ANIMO BELLO E BUONO

LA PUGLIA È UNO STATO D’ANIMO BELLO E BUONO

Francesco Lenoci

VI Premio Internazionale GIUSEPPE FASANO

CELLINO SAN MARCO Tenute Al Bano

lunedì 19 settembre 2022

ore 19,00

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La Puglia è uno stato
d’animo bello e buono
di Francesco Lenoci
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – MilanoPresidente Onorario “Pugliesi a Milano”

L’anno scorso terminai la mia relazione urlando verso il Cielo: “Sia lode e gloria a tutti i pazzi per la Puglia, a cominciare da chi riceve il premio Giuseppe Fasano”.


Sono passati 12 mesi….Ringraziando il Cielo, siamo ancora qui, a Cellino San Marco presso le Tenute Al Bano, per la VI Edizione del Premio “Giuseppe Fasano – Grottaglie la città delle ceramiche”.


Il titolo della relazione di quest’anno non posso e non devo urlarlo…devo sussurrarlo alle vostre orecchie, tenendo gli occhi chiusi per vedere ciò che è invisibile agli occhi: “La Puglia è uno stato d’animo bello e buono”.


Da dove inizio? ….da un lunedì di 19 anni fa… lunedì 1° dicembre 2003…la prima volta che incontrai Al Bano in presenza.


Avvenne a Milano presso l’Angelicum di via della Moscova. Eravamo giovani e forti.
Al nostro fianco Giuseppe Giacovazzo (da Locorotondo……saluto il sindaco di Locorotondo), Giuseppe De Tomaso, Padre Eligio e Dino Abbascià.


Per il combinarsi delle combinazioni eravamo lì riuniti per presentare un libro di Giuseppe Giacovazzo, edito da Palomar, dal titolo “Puglia il suo cuore”.


Lessi la quarta di copertina: “. . . . Se vuoi capire la Puglia, fatti forestiero, guardala con gli occhi di quelli che vengono da lontano.

Capirai perché si fermano incantati a contemplare i paesi, le chiese, i castelli, il mare. Ritroverai gesti che credevi perduti, umanità e bellezza dove l’abitudine cancella. Eleganza e fantasia nei dialetti. Gentilezza e discrezione nelle piazze barocche, nei vicoli. Scoprirai il cuore segreto di Puglia. Come un romanzo”.


Il cuore segreto bello e buono di Puglia …….bello e buono ….“Kalòs Kai Agathòs” dicevano ai tempi della Magna Grecia.


IL TRULLO
Un romanzo….il primo protagonista bello e buono del romanzo sulla Puglia….è fatto di pietra…. è il trullo.


Dovete sapere che a Giuseppe Giacovazzo un bel giorno inviò una meravigliosa considerazione Andrea Camilleri (il papà del Commissario Montalbano e guardo Catena Fiorello e Gabriella Genisi): “Il fatto sorprendente di abitare un trullo è che questo ti impone una nuova visione del mondo.

Dentro un trullo non esistono spigoli, esiste la circolarità. Te ne accorgi solo quando ci sei dentro.


Lo sguardo che i muri determinano ti obbliga a pensieri circolari e questo, in circostanze normali, accade raramente. Il nostro sguardo incontra di continuo spigoli, triangoli, punte che interrompono la visione e quindi l’osservazione. I nostri pensieri sono perciò costretti a stare dentro linee interrotte.


Nella visione interna del trullo, invece, il coordinamento del pensiero scorre in modo assai più fluido, soprattutto nel caso di un’invenzione narrativa o poetica.


Ecco, se penso al trullo penso immediatamente alla circolarità del pensiero nel trullo”.


“I trulli – osserva il Preside Michele Pizzigallo, Patriae Decus di Martina Franca – l’emblema del nuovo rapporto con la terra. Un rapporto profondo. Quasi fisico. Un rapporto rivendicato da secoli di lotte, nel segno della giustizia e dell’autonomia produttiva. Nello spazio che era suo, appena un ettaro, strappato ai sassi, agli sterpi, alla macchia, chiuso da muretti, scandito da ciglioni e terrazzamenti, ogni contadino costruiva da sé i suoi trulli.


Prima per sé; poi per i figli; poi per i figli dei figli. Trulli vari e diversi, a coppie, a gruppi, a mucchi. Trulli pieni di innovazioni decorative negli archetti dei portali, nei pinnacoli, nei segni a calce. Segni augurali e propiziatori di un’arte spontanea, a integrazione della bellezza della natura, a celebrazione della fatica contadina”. (Cfr. Michele Pizzigallo, “Alla scoperta di Martina Franca”, RGE Martina Franca, 1995, pagg. 115-120-121)
FEFÉ DE GIORGI.


Lascio la Valle d’Itria per volare in Salento. Atterro a Squinzano, dove è nato il secondo protagonista bello e buono del Romanzo sulla Puglia. Stavolta è fatto di carne e ossa, di statura normale, ma eccezionale veramente…La sua maglia è azzurra, il suo nome è Federico Fefè de Giorgi, l’allenatore della Nazionale Italiana di Pallavolo Campione d’Europa e da domenica 11 settembre Campione del Mondo.


Dovete sapere che lui ha allenato addirittura in Siberia….Come ha fatto un Salentino a conservare lo stato d’animo “prisciato prisciato” a 60 km dal Circolo Polare Artico?….L’ha rivelato lui stesso…utilizzando lo stesso sistema di tutti noi emigrati al Nord…. il Mitico “pacco da giù”. Cosa conteneva quel pacco?…. tre cose essenziali: l’olio extra vergine d’oliva, le friseddhe, il caffè.


L’OLIO EVO
Eccolo il terzo protagonista bello e buono del romanzo sulla Puglia: l’olio extravergine d’oliva, quello che quando arriva sul cibo…..pensate al pane caldo….lo fa diventare più buono, compiendo un vero e proprio miracolo.
Pensate a una friseddha ricoperta da pomodorini gialli e rossi tagliati piccoli piccoli, da origano e capperi….e impreziosita dall’olio evo.

Permettetemi di indossare per due minuti un altro dei miei berretti: quello da Economista. Ieri sera ho riletto il Rapporto “Economia della Puglia”, rapporto redatto a giugno 2022 dalla Sede di Bari della Banca d’Italia.
In base ai dati dell’Istat, nella media del triennio 2018-2020 il settore agricolo ha contribuito alla formazione del valore aggiunto regionale per il 4,1% (2,2% in Italia); gli occupati (123.000 addetti nella media del triennio) costituivano il 9% di quelli totali, circa il doppio rispetto alla media nazionale.


Nel triennio 2019-2021 la quantità di olio prodotta in Puglia è stata pari a circa il 30% di quella nazionale, il dato regionale più elevato, seguito dalla Calabria (28%) e dalla Sicilia (13%).


La produzione di olio nella regione Puglia si è ridotta del 43% circa dal biennio 2006-07 al biennio 2020-21.
La riduzione della produzione di olio in regione ha risentito del calo della produttività olivicola, causato soprattutto da fattori strutturali, che la regione condivide con il resto del Paese; alla flessione in Puglia ha contribuito anche la diffusione del batterio Xylella fastidiosa, soprattutto nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto.


La rapida diffusione della batteriosi da Xylella ha causato un danno al paesaggio e all’identità del territorio colpito, ma non si è associata a una significativa riduzione delle superfici destinate alla coltivazione di olivo. I ritardi negli abbattimenti hanno comportato il permanere di molti terreni olivetati ma improduttivi.


Secondo elaborazioni della Banca d’Italia sul valore della produzione dell’Istat, i prezzi dell’olio pugliese, misurati dal deflatore del valore della produzione, si collocano su livelli di molto inferiori al dato nazionale: nel 2020 sono risultati i più bassi d’Italia, pari a circa la metà della media nazionale; in particolare, sono un quinto di quelli di Toscana e Liguria, le regioni con i prezzi più elevati, e la metà di quelli della Calabria, seconda regione produttrice di olio. Tali divari, sostanzialmente invariati dal 2006 (primo anno disponibile), risentono anche della minore incidenza dei prodotti certificati (DOP e IGP) e da agricoltura biologica. (Cfr. Banca d’Italia, “Rapporto Economia della Puglia”, 2022, pag. 15-16-17-18).
Che fare? Tre mosse.


I tanti cimiteri di olivi debbono essere ripristinati e deve riprendere la coltivazione degli olivi.
L’olio evo da alimento deve diventare marcatore della qualità della vita.


Un brand dell’olio evo deve avere un obiettivo stupefacente: quello di migliorare la qualità della vita del consumatore.
Se queste tre mosse avranno successo, la Brand identity della Puglia scalerà molte posizioni, apparendo stupefacente agli occhi del mondo intero.

Tolgo il berretto da economista, perché mi intriga chiarire meglio come arrivi a Milano il pacco da giù. Vi racconto un episodio vero, realmente accaduto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Protagonisti belli e buoni del romanzo sulla Puglia uno studente di Gravina in Puglia e un Docente nato a Martina Franca.

Immaginate un’aula della Cattolica a Milano a Milano. La lezione concerne “Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda”. Ho assegnato esercitazione su un bilancio consolidato e, quindi, giro tra i banchi. Quando arrivo vicino al banco dello studente della Murgia Valley, lui mi sussurra: “Professore la gradisce?”…Cosa?…. “L’ha fatta mia madre con le sue mani”….Cosa?….”La marmellata di mele cotogne”….Portamela!. Ovviamente, il nostro colloquio aveva attirato l’attenzione di tutta la classe e, quindi, con grande gioia ho dovuto spiegare che la marmellata di mele cotogne, unita alla marmellata d’uva in un fagottino che si chiama “fcazzedd”, tira su lo stato d’animo come poche altre cose al mondo.


I miei studenti sono svegli….mi hanno subito chiesto dove potevano trovare i “fcazzedd”…gliel’ho rivelato….Puglia… Valle d’Itria….Martina Franca…Caffè Tripoli… ovviamente con un’avvertenza sempre efficace dalle nostre parti: “Dite che vi mando io”.


GIUSEPPE FASANO CERAMICHE
Il quarto protagonista bello e buono del romanzo sulla Puglia risiede nel Quartiere delle ceramiche di Grottaglie….è il negozio di Giuseppe Fasano Ceramiche a Grottaglie. Provate a visitarlo. Vi andranno in tilt lo sguardo e il cervello a causa della sbalorditiva varietà di colori e della stupefacente varietà di forme (piatti reali, piatti menzani, pigne, vasetti, lucerne, sruli, ciarle, zuppiere, trimmoni, pupe, pumi, fischieddi, campanieddi, trumbetti, scucarieddi, pasturi, acquasantiere, cavalli con cavalieri, stoviglie, piastrelle, craste, limmoni, pitali, minzane, vummili, capase, capasoni, scafaree, pendriali, cammautti, scutedde, quartare, piretti….). Ma il naufragar in quel mare di bellezza sarà dolcissimo.


CONCLUSIONI
È facile dire la Puglia. Meglio sarebbe “le Puglie”, come ancora oggi usano i francesi: “Les Pouilles”. Un tempo era così anche da noi. La semplificazione della modernità ha smarrito la pluralità di identità che, invece, costituisce elemento essenziale di queste terre.


Le Puglie, terre che traboccano di dialetti, nature differenti, memorie, riti, architetture, umanità, figlie tutte d’una storia che va dal Neolitico alla Magna Grecia, dalla colonizzazione romana ai Goti, agli Arabi, ai Longobardi, ai Bizantini, allo splendore normanno e allo stupore svevo. E poi ancora agli Angioini francesi e agli Aragonesi spagnoli, e poi e poi e poi…..


Le Puglie….Ottocento chilometri di coste….Oltre quattrocento chilometri di terre morfologicamente diverse. Al nord la seconda pianura d’Italia, il Tavoliere, fra la rocca del Gargano e i monti della Daunia. Cede gradualmente al lungo altipiano delle Murge che giunge sino alle porte del Salento.


“Il Dio degli Ebrei non ha conosciuto l’Apulia, altrimenti non avrebbe dato al suo popolo la Palestina come terra promessa” ne disse l’imperatore Federico II di Svevia, “Puer Apuliae” e “Stupor Mundi”. (Cfr. Raffaello Mastrolonardo, “Viaggio nelle Puglie, Rizzoli, 2022, pagg. 11-12-13).

Gli vado dietro e faccio un appello a chi riceve il Premio “Giuseppe Fasano”.
“Buttate un grido” (e guardo Michele Galgano) con grande gioia:


venite da noi in Puglia
per vivere i colori delle terre di Puglia;
per vivere i sapori delle terre di Puglia;
per vivere la storia delle terre di Puglia;
per vivere il romanzo bello e buono delle terre di Puglia;
per vivere.

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