“Parmigiano Reggiano” negli USA: un’Analisi della Tenuta del Mercato Nonostante le Sfide

“Parmigiano Reggiano” negli USA: un’Analisi della Tenuta del Mercato Nonostante le Sfide

L’introduzione di barriere tariffarie, in particolare per iniziativa dell’amministrazione Trump, sta avendo un impatto significativo sul settore enogastronomico mondiale ma potrebbe averne anche sul mercato americano sui prodotti di fascia alta che di norma vengono importati dall’estero come ad esempio il “Parmigiano Reggiano“.

La Sfida della Competitività Qualitativa

La ragione principale di questa potenziale stabilità nelle importazioni risiede nell’aspetto qualitativo, il parmesan americano non può assolutamente competere a livello qualitativo con prodotti come il “Parmigiano Reggiano“. Questa marcata differenza nella qualità percepita e reale continua a guidare le scelte di una fascia di consumatori che privilegia l’eccellenza.

Il Ruolo dei Prodotti Italiani di Alta Gamma

Prodotti come il “Parmigiano Reggiano” rappresentano un segmento di mercato specifico, apprezzato per le sue caratteristiche uniche e il suo legame con la tradizione. La domanda per questi beni di lusso enogastronomici sembra essere meno elastica alle variazioni di prezzo e alle politiche commerciali protezionistiche.

Le Aziende e il Mercato Globale

La qualità e la reputazione dei prodotti italiani mantengono un forte appeal. La capacità del mercato americano di sostituire completamente tali importazioni con produzioni interne di pari livello qualitativo appare limitata.

La dichiarazione del Presidente del Consorzio Nicola Bertinelli

Apprendiamo ora dai media che gli USA hanno introdotto tariffe aggiuntive pari al 20%. Si tratta di una tariffa fissa su tutte le importazioni che colpisce anche il nostro prodotto. I dazi sul nostro prodotto passano quindi dal 15% al 35%. Di certo la notizia non ci rende felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente ad una riduzione dei consumi. Lavoreremo per cercare con la via negoziale di fare capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro che non è in reale concorrenza con i parmesan americani.  Ci rimboccheremo le maniche per sostenere la domanda in quello che è il nostro primo mercato estero e che rappresenta oggi il 22,5% della quota export totale. Il Parmigiano Reggiano copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo più che doppio rispetto a quello dei parmesan locali. Noi non siamo affatto in concorrenza coi formaggi locali: si tratta di prodotti diversi che hanno posizionamento, standard di produzione, qualità e costi differenti: è pertanto assurdo colpire un prodotto di nicchia come il Parmigiano Reggiano per proteggere l’economia americana. Nel 2019, quando Trump introdusse tariffe aggiuntive pari al 25%, il Parmigiano Reggiano fu il prodotto più colpito con un incremento del prezzo a scaffale dai 40 ai 45 dollari al chilo. Fortunatamente i dazi sono poi stati sospesi il 6 marzo del 2021 e non ci hanno creato problemi in termini di vendite. Gli americani hanno continuato a sceglierci anche quando il prezzo è aumentato. Negli Stati Uniti chi compra il Parmigiano Reggiano fa una scelta consapevole: ha infatti un 93% di mercato di alternative che costano 2-3 volte meno. Imporre dazi su un prodotto come il nostro aumenta solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali. È una scelta che danneggia tutti. Oggi, il vero nemico dei produttori di latte non sono le loro controparti estere, ma i prodotti che vengono chiamati ‘latte’ o ‘formaggio’ pur non avendo alcuno legame con terra e animali, come i cibi a fermentazione cellulare

Ennio Barbieri Fondatore di Lentium