Fin’ora, nonostante la pandemia, la ristorazione ha segnato un +9,7% ma ora stanno arrivando le nubi nere dei costi energetici
L’esplosione dei costi energetici rende ormai improrogabile un forte e immediato intervento da parte dell’attuale Esecutivo, da inquadrare in una legislazione di emergenza, in grado di dare risposte di sicura efficacia ad una situazione ormai divenuta drammatica. Con queste parole Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Federalimentare – Confindustria) esprime la propria preoccupazione su quello che potrà accadere nei prossimi mesi.
Eppure, fino ad oggi, malgrado non abbiamo ancora archiviata la pandemia, il 2022 è stato un anno di ulteriore “ripresa” soprattutto per settori fondamentali come quello enogastronomico.
Come raccontano i dati dell’Osservatorio Confimprese-Ey, secondo cui con un balzo del +5,1% dei consumi generali a luglio 2022 su luglio 2021, ci si è avvinati molto ai livelli pre-pandemia. In particolare, la ristorazione ha segnato un +9,7%.
Ma ora dobbiamo pensare all’inevitabile terremoto che si profila chiaramente, fin da ora, nel prossimo autunno, laddove la violenta impennata dei prezzi dell’energia, registrata nel corso degli ultimi mesi ma recentemente intensificatisi, non fosse oggetto di misure straordinarie in grado di attenuarne il futuro impatto sotto il profilo produttivo, economico e sociale.
Il commento di Andrea Valente, Presidente Italmopa
“Auspichiamo e chiediamo una collaborazione tra tutte le forze politiche per mettere in atto, con la più assoluta urgenza, tutti quei provvedimenti necessari ad evitare il tracollo del Paese anche se questi comporteranno necessari, inevitabili scostamenti di bilancio” sottolinea Andrea Valente, Presidente Italmopa “Non potremo certo essere soddisfatti a fronte dell’adozione di provvedimenti inadeguati, che sarebbero solo pannicelli caldi totalmente insufficienti a porre rimedio alla gravità della situazione attuale”.
“Per quanto concerne in particolare l’Industria molitoria, settore come noto energivoro, l’incremento dei costi energetici ha portato in rosso i conti economici delle Aziende e le loro sole, attuali, alternative riguardano il fermo, per motivi economici, degli impianti oppure l’adeguamento, seppur parziale, con effetto immediato, dei prezzi di vendita dei loro prodotti per far fronte all’esplosione dei costi di produzione” precisa ancora Valente “Le nostre Aziende hanno sinora responsabilmente assorbito gran parte dell’aumento di tali costi che si sono verificati e succeduti nel corso degli ultimi anni – dalla materia prima frumento ai costi di trasporto e infrastrutturali –in considerazione della rilevanza delle farine e delle semole per la produzione di prodotti, quali pane e pasta, destinati all’alimentazione quotidiana degli italiani ed in particolare dei ceti più esposti alla crisi economica. Per questo motivo, è assolutamente indispensabile scongiurare il rischio di alimentare ulteriormente la folle spirale inflazionistica che metterebbe gravemente a rischio la tenuta sociale del Paese. Non si può tuttavia pretendere che il nostro comparto, strategico dal punto di vista economico e sociale, possa proseguire uno sforzo, che sta mettendo a rischio la sua stessa sussistenza, senza il supporto di tutti gli interventi volti, in particolare, alla stabilizzazione dei prezzi del mercato dell’energia”.