
Riflessioni sull’architettura tradizionale e moderna, con un focus sulla conservazione e il restauro, a cura dell’Architetto Andrea Pacciani. Analisi delle problematiche dell’architettura moderna e proposte per un approccio più rispettoso della tradizione.
Con l’esperienza di decenni di attività professionale rivolta all’architettura tradizionale come avanguardia rispetto a quella moderna dilagante; organizzatore dell’ultimo convegno inter-universitario in Italia tra gli ultimi docenti di architettura italiani che si ponevano la questione sull’architettura tradizionale come soluzione ai disastri di quella moderna (risale a vent’anni fa a Parma in atti: “Le forme della tradizione in architettura: esperienze a confronto di Hoepli”). Vi sottopone alcune definizioni che possono aiutare la parte costruttiva dell’opinione contro i disastri dell’architettura moderna.
Per quanto possano sembrare ragionevoli e/o di buon senso le posizioni dell’Architetto Andra Pacciani sappiate sono ancora incomprese negli insegnamenti delle nostre facoltà universitarie dove si formano le prossime generazioni di architetti che affronteranno l’inesorabile prossima sostituzione edilizia della prima edilizia moderna anni’50-’70 presto a fine vita. Soluzioni di compromesso purtroppo non ne esistono o sono già fallite anch’esse in una stagione (il postmoderno).
Che cosa è l’architettura tradizionale?
Architettura tradizionale è quella che per caratteri testimoniali, compositivi, tecniche costruttive, valore materiale e immobiliare ha avuto il maggior successo, il più a lungo nel tempo, su quel territorio.
Come deve essere fatta la nuova architettura tradizionale?
La nuova architettura tradizionale è quella che, più brevemente nel tempo, non lascia più intendere chi l’ha progettata e quando è stata costruita. Ogni architetto che opera su un territorio urbanizzato deve avere questo rapporto di inclusione tra il suo nuovo intervento e il contesto in cui si inserisce, con l’umiltà di prevenire ogni suo segno di riconoscibilità personale e temporale.
Non c’è il rischio del falso storico?
Il “Falso Storico” come “reato architettonico” non esiste: esiste la declinazione delle regole compositive classiche alle necessità contemporanee; Brunelleschi, Vignola, Michelangelo, Palladio hanno costruito il miglior falso storico possibile con i lineamenti dell’architettura romana (già greca)
Quali dovrebbero essere i limiti per la creatività dell’Architetto?
La creatività dell’architetto, quasi sempre semplice attore burocratico dell’edilizia con un po’ di cultura, piuttosto che genio innovatore della materia, per non far danni, si deve muovere all’interno dei principi di epigonia ed emulazione, nell’ermeneutica della continuità della migliore espressione professionale di chi è intervenuto in precedenza con successo
Il recupero del patrimonio edilizio esistente come deve essere fatto?
L’unico restauro possibile è il “dov’era e com’era”. La conservazione dell’elemento originale non deve prevaricare la percezione, la fruibilità, l’identità e la manutenzione successiva del manufatto storico, inteso come patrimonio di architettura tradizionale di valore secolare. Anche qui non deve essere percepito chi è intervenuto e quando è stato eseguito il restauro.
Che spazi rimangono all’architettura moderna contemporanea?
L’architettura sperimentale (quella comunemente intesa come moderna-contemporanea) deve essere riservata alle tipologie edilizie dai caratteri consapevolmente temporanei e/o scenografici, prevenendone l’impiego in strutture durature che condanneranno le generazioni successive, non più a loro contemporanee, a doverle continuare ad abitare e manutenere.

