“L’industria non può reggere da sola il peso dei rincari”
“Abbiamo ricevuto gli appelli alla responsabilità da parte delle aziende della Distribuzione moderna, le richieste di moratoria sui prezzi dei listini da parte delle Associazioni di rappresentanza, ma le aziende del settore non sono più in grado di sopportare da sole il carico derivante dai forti aumenti delle materie prime e dell’energia”. Così il Presidente di ASSICA – Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, Ruggero Lenti, risponde alle numerose voci che si stanno levando dal settore della Distribuzione con l’obiettivo di trasferire, ancora una volta, sugli anelli della filiera a monte il peso degli aumenti.
Ma arriva anche l’Appello della Distribuzione Moderna
Nei giorni scorsi anche la Distribuzione Moderna (tra gli altri Adm, Coop, Ancd, Federdistribuzione) aveva lanciato un appello proprio all’industria in generale per avviare un confronto onde frenare gli aumenti di listino per il 2023: “Chiediamo alle imprese dell’Industria del Largo Consumo -era scritto nell’Appello- la disponibilità ad avviare un confronto per frenare gli aumenti anche se già programmati almeno per i primi mesi del 2023”.
Il forte grido del Presidente di ASSICA
“L’intero settore è in profonda sofferenza –scrive in una nota il Presidente dell’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi (l’organizzazione nazionale di categoria che, nell’ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine)– e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filiera suinicola a monte della distribuzione: allevamenti, impianti di macellazione e salumifici. In particolare, a soffrire dei forti aumenti del costo della materia prima nazionale sono le produzioni DOP, fiore all’occhiello del Made in Italy. È necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera perchè serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente”.
Le aziende del settore, per molti mesi, hanno assorbito interamente il peso inflattivo o lo hanno trasferito nei listini solo in minima parte rispetto ai rincari dei costi subiti, per contenere – al limite delle loro possibilità – gli effetti sui consumi delle famiglie; gli aumenti applicati sui listini dei salumi sono decisamente inferiori al 20% dichiarato nei comunicati dalla Distribuzione. L’inflazione -scrive la nota diffusa dall’Assica- per quanto riguarda i salumi, infatti, è molto al di sotto di quella registrata in altri settori (circa 5% in meno). Oggi questo peso non può più essere sostenuto dalla sola industria.
“Siamo noi –ha affermato Ruggero Lenti- a rivolgere un accorato appello alla Distribuzione, consapevoli che aumenti dei prezzi dei prodotti finiti potrebbero deprimere i consumi, soprattutto in questa fase storica così complessa, e ad invitarla ad un’assunzione di responsabilità, ad una condivisione dell’impegno fino ad oggi sopportato dall’industria, che consenta alle aziende di non chiudere e ammortizzi l’impatto su consumatori e famiglie”.